Meditazione in musica
Ogni tanto, proponiamo in occasione di tempi liturgici “forti” una meditazione in musica. Eccone una del 2014 (dal libretto di sala).
La Settimana Santa è uno dei tempi musicali più intensi dell’anno liturgico. Testi e musica esplorano gli abissi della Passione e Morte di Cristo, e insieme raggiungono un’intensità a volte difficile addirittura da sopportare per l’uomo di oggi, abituato di più a cantare in quei giorni, in molti casi, solo una vaga ed edulcorata memoria di quegli eventi.
La proposta musicale ha previsto uno dei responsori di Gesualdo da Venosa per il Sabato Santo, Aestimatus sum cum descendentibus in lacu (Sono stato annoverato tra coloro che scendono nella fossa). Un responsorio permeato da un’armonia che amplifica le parole del salmo, percorrendo lo strazio di una morte che si annuncia senza speranza, quasi di una condanna.
Ma i suoni e le parole della Settimana Santa provengono anche da periodi lontani dall’anno liturgico; lo conferma il mottetto a 5 voci Vigilate di William Byrd, un’opera che esalta l’imperativo del verbo vigilare, il grande monito del tempo di avvento. La sintesi musicale sul senso della vita e della morte si concentra invece nel mottetto di Johann Sebastian Bach Jesu meine Freude BWV 227, eseguito a Lipsia come mottetto funebre per una notabile della città, morta nel 1723.
La musica ha la capacità di cantare le regioni profonde dell’anima umana ed è in grado di esplorare gli universi che si agitano costantemente nell’uomo. Anche per questo motivo la musica è strettamente connessa alla liturgia. Ma la sua forza si disintegra all’istante se non vive nel clima culturale creato quotidianamente da una comunità, e se non viene da essa sostenuta con attenzione e rispetto, come strumento privilegiato per contribuire a creare anche attraverso la musica una identità culturale, spirituale ed artistica che ha contraddistinto per secoli l’Occidente cristiano.