Sembra di una lettera senza tempo la frase scritta da Pietro Verri (1772) nel suo Discorso sull’indole del piacere e del dolore:

“Se gli uomini fossero perfettamente sani e allegri, non sarebbero mai nate le belle arti”

L’abbiamo invece scelta per onorare del suo significato e con il nostro impegno “musicale” il Giorno della Memoria 2017, a ricordo di quanti, attraverso l’espressione artistica, sono riusciti a “vincere” l’abominio della persecuzione, dell’internamento, dell’esilio, dell’omicidio, dell’odio.

Il letterato e filosofo milanese Pietro Verri (1727-1798) autore, tra l’altro, delle Osservazioni sulla tortura (1777), già deprecava, in una Milano illuminista, l’inutile crudeltà della violenza contro gli uomini e affermava il disgusto per la guerra, che pure aveva vissuto come soldato. Egli scelse come ultima dimora una cappella laterale presso il Santuario della Beata Vergine del Lazzaretto di Ornago (MI) che è stata la sede del nostro concerto, poi replicato anche nella chiesa di San Bartolomeo a Brugherio.

Al centro della nostra proposta il Campo di internamento di Ferramonti, in Calabria. Ferramonti fu uno tra i più grandi, tra i 48 campi voluti da Mussolini e uno dei pochi costruiti su progetto, con le sue interminabili fila di baracche bianche nelle quali furono internati, tra il 1940 e il 1943, migliaia di ebrei stranieri, nella valle malarica del fiume Crati presso il borgo di Tarsia, ad una trentina di chilometri da Cosenza.