Una pecora, un’oca, un gallo
Oggi tutti prendono l’aereo. Per lavoro, per vacanza, per conoscere. Nessuno (o quasi) ha più paura di volare; da molti decenni l’aereo è un mezzo di trasporto insostituibile. Eppure agli inizi del volo aerostatico non fu così. Nel settembre del 1783 a Versailles, per il primo viaggio nel cielo, i fratelli Montgolfier caricarono in un cesto, agganciato alle corde di un pallone, tre aeronauti molto speciali: una pecora, un’oca e un gallo.
“Le , c’est donc à Versailles devant Louis XVI qu’a lieu la démonstration avec un mouton, un canard et un coq comme passagers”
Forse la paura dell’ignoto li spinse a non rischiare da subito un volo umano, a non osare. In Italia il primo volo partì pochi mesi dopo quello francese, nel marzo 1784, da Brugherio, una città tra Milano e Monza. Vi salì Paolo Andreani, nobile milanese, pieno dell’audacia di esploratore che lo portò – nel Settecento – a navigare i grandi fiumi del Canada, a visitare gli indiani d’America e a viaggiare in luoghi sconosciuti nei Caraibi.
Il tema del coraggio è alla base del volo e della nostra proposta musicale, un tema centrale della cultura religiosa e culturale di oggi, e perciò legato fortemente anche alla musica sacra.
La musica sacra infatti è un po’ come quel primo viaggio in mongolfiera. Nei cieli della musica sacra volano persone dotate di coraggio, il coraggio di intraprendere un viaggio che è spirituale, culturale, artistico, e che coinvolge in modo profondo le capacità talvolta inattese della propria sensibilità e della propria formazione umana, intellettuale ed artistica. Forse ciò che più manca oggi nel mondo della musica, e della cultura, è proprio il coraggio, a tutti i livelli, Senza coraggio però si rimane a terra, privati della possibilità di volare, di ampliare i propri orizzonti attraverso la musica, e di esprimersi attraverso di essa.