Concerto Gloria Vivaldi
La durata di una Messa cattolica si è radicalmente modificata nel corso dei secoli. Tre ore di celebrazione liturgica, come poteva accadere nelle chiese d’Europa durante il Settecento, oggi sarebbero impensabili. La musica, di conseguenza, si è adeguata. Dalla diversità nei “tempi di durata” nella storia della Messa cantata scaturiscono tutte le declinazioni musicali del rito: messe concertate, missae breves, messe da cappella, messe basse, messe solenni e altre ancora. All’interno del culto cattolico un importante segno distintivo anche dell’arte musicale è appunto il tempo, distillato con una maturazione secolare nella enorme varietà di nomi e di funzioni che oggi connotano la musica liturgica.
E proprio il tempo è stato scelto come filo conduttore della nostra proposta, realizzata in collaborazione con un coro di Inzago e con l’Orchestra Carisch di Milano. Il concerto accosta due opere di musica sacra molto conosciute: il Gloria RV 589 di Antonio Vivaldi (1678-1741) e la Missa brevis Sancti Joannis de Deo di Franz Joseph Haydn (1732-1809). I due capolavori liturgici furono composti rispettivamente all’inizio del XVIII secolo, prima del 1716, e verso la fine (dopo il 1775); un lungo arco di tempo, di stili e di luoghi che trascolorano dall’epoca barocca nella Venezia di Vivaldi fino all’Illuminismo del Burgenland austriaco di Haydn.
Per le orfanelle dell’Ospedale della Pietà di Venezia il Maestro de’ Concerti Vivaldi scrisse il grandioso Gloria, forse per celebrare una vittoria della Serenissima sui Turchi. Al fondatore dell’ordine ospedaliero detto dei Fatebenefratelli, patrono di medici, infermieri, stampatori e librai, lo spagnolo San Giovanni di Dio (1495-1550), è invece dedicata l’ultima Messa breve di Haydn. Fu scritta per la piccola chiesa austriaca dei Fatebenefratelli di Eisenstadt, con il classico organico strumentale del Wiener Kirchentrio e con organo obbligato.
Le due composizioni mettono in evidenza le diverse dimensioni dei tempi musicali nella celebrazione liturgica e in qualche modo “interpretano” le inedite proporzioni che si creano di volta in volta nella durata dell’ordinarium missae, ovvero la parte invariabile della Messa, formata dalla successione di Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei. il grande Gloria di Vivaldi (che è quindi una porzione dell’Ordinario) trasporta per mezz’ora l’ascoltatore tra le parole dell’inno liturgico e i suoni magistrali del Prete rosso, nella coinvolgente successione di cori e arie che lo compongono. Sembra del tutto sproporzionato, il Gloria, rispetto al “microscopico” gioiello del Gloria incastonato nella Messa di Haydn, sintesi geniale della durata di pochi elegantissimi secondi, scanditi in appena 31 battute, grazie ad un testo proclamato per ovvie ragioni in forma “telescopica” dal coro, sovrapponendo cioè le parole affidate ai vari registri del coro, in forma politestuale, come accade anche per il Credo. La forza musicale di entrambi i Gloria, unita al testo della dossologia, seppure in un contrasto tanto evidente di “durate” è del tutto preservata, e anzi esaltata, segno questo della incredibile varietà artistica e funzionale che la musica riesce ad esprimere di fronte al sacro. Durante il “tempo” dei due concerti, offriamo quindi al pubblico questa possibile chiave di lettura: una riflessione sul tempo, il tempo del divino, il tempo dell’umano, del trascendente, il tempo della storia, racchiusi nel tempo musicale dell’arte.