L'origine del logo
L’identità del progetto è racchiusa anche nel valore simbolico del logo scelto per il Coro San Bartolomeo di Brugherio; un significato molto semplice accostato ad un modello altissimo di spiritualità, di conoscenza della musica e di amore per la cultura nel suo senso più ampio.
Il fulcro di questa iniziativa ruota intorno alla corrispondenza immediata e visibile tra chiesa e musica, rappresentata da un luogo preciso, lo spazio della sagrestia all’interno della chiesa di S. Bartolomeo, e supportato dalla conservazione materiale e dalla fruizione tra le sue mura di libri e di partiture. Una presenza fisica, in un tempo come il nostro che fatica oggettivamente a identificare nella musica sacra un valore, in una struttura ideale per poter rendere visibile un bene immateriale com’è la musica, e contestualizzare concretamente il profondo rapporto tra musica e liturgia, all’interno dell’edificio sacro stesso che tale unione ha prodotto, conservato e continuamente alimentato durante il corso dei secoli.
Il logo rafforza questa prospettiva ricollegandola alle origini della tradizione liturgico-musicale dell’occidente, inizi rintracciabili, come modello paradigmatico, nell’abbazia svizzera di San Gallo. Un segno importante di continuità con il passato che rivive come custodia del presente e guida per il futuro.
Il simbolo grafico del logo, è tolto esattamente da una piccola porzione della pianta carolingia di San Gallo.
Il Klosterplan
La planimetria, il Klosterplan (Cod. Sang. 1092), realizzato agli inizi del IX secolo alla Reichenau, è uno dei più celebri esempi di città monastica concepita nell’altomedioevo. La pianta, analizzata in numerosi studi scientifici ed oggi disponibile anche in una dettagliata versione digitale online, descrive con minuzia puntuale tutti gli ambienti previsti dal medioevo cristiano per la vita spirituale e la vita pratica del monaco benedettino: l’orto botanico per le piante officinali e alimurgiche, le stalle per i cavalli, le capre, i maiali, le pecore, i recinti per oche e galline, la scuola, l’infermeria, il locale per la produzione della birra, il cimitero, il frutteto, le latrine, il forno, l’ospedale.
L’ordine così sintetizzato nel tratto dello scriba potrebbe corrispondere ad una città moderna: non è infatti difficile trasformare quei locali adattandoli ed estendendone il significato alle esigenze della vita contemporanea. Sono oltre 350 le annotazioni manoscritte relative alla descrizione funzionale dei luoghi schematizzati nella mappa. Centro di tutto il complesso monastico è la chiesa abbaziale, un ampio edificio a tre navate, completato da due massicce torri circolari. Accanto all’abside orientale sono poste due grandi sagrestie. Nella sagrestia settentrionale, vicina alle reliquie dei padri fondatori dell’abbazia, San Gallo (560ca.-650ca.) e Sant’Otmaro (689ca.-759) primo abate (719) del monastero, vicina al centro della celebrazione liturgica, in prossimità del coro in cui siede il monachus propter chorum, il monaco cioè che vive nel coro per celebrare con il canto la lode perenne verso il Creatore, si trova una sagrestia su due livelli, con lo scriptorium posto al piano terra e la bibliotheca collocata al piano superiore o, come annota il copista: infra sedes scribentium, supra bibliotheca. Al centro è raffigurato il simbolo – riproposto identico nel logo – che con tutta probabilità denota un tavolo per la scrittura oppure un cortile interno, vista la necessità di un ambiente molto luminoso per la scrittura dei testi e la lettura.